Il tessuto muscolare è considerato il “tessuto motore” del corpo umano, in quanto è al suo interno che l’energia chimica, proveniente dalla demolizione degli alimenti, viene trasformata in energia meccanica di contrazione e quindi in movimento. Bisogna altresì dire che i muscoli, come gli altri tessuti, sono si, costituiti da cellule, ma qual è la loro peculiarità.

Approfondendo quindi le nostre conoscenze, apprenderemo che è quella di riuscire a contrarsi, variando così la propria lunghezza. Secondo una definizione generale, basata sulla disposizione delle cellule che la costituiscono, la muscolatura del corpo umano assume sostanzialmente due aspetti:

  • muscolatura liscia
  • muscolatura striata

 La muscolatura liscia è quella che riveste e permette la contrazione degli organi interni come l’intestino, l’utero, la vescica e i vasi sanguigni. La muscolatura striata è invece quella dei muscoli scheletrici, i muscoli cioè che rivestono le ossa dello scheletro e permettono ai diversi segmenti ossei di muoversi relativamente tra loro. Striata, è anche quella del muscolo cardiaco.

Volontaria e involontaria

 
Un’altra suddivisione della muscolatura è fatta sulla base della volontarietà o meno della contrazione muscolare. In base a questo criterio abbiamo:

  • muscoli volontari: in quanto la loro contrazione è soggetta al controllo del sistema nervoso periferico somatico, che sono i muscoli scheletrici;
  • muscoli involontari: che si contraggono a prescindere dalla volontà dell’individuo, sono cioè sotto il controllo del sistema nervoso periferico autonomo.Questi sono: il muscolo cardiaco e tutta la muscolatura liscia.

Abbiamo, quindi, queste due distinzioni in cui possiamo mettere da una parte la muscolatura scheletrica striata e volontaria, che ci permette di fare tutti i movimenti della nostra vita quotidiana come camminare, sorridere, scrivere, fare sport, ecc., dall’altra la muscolatura liscia e involontaria. Tra le due, troviamo il muscolo cardiaco (che rappresenta una eccezione a questa regola) che malgrado sia striato… è un muscolo involontario. Nell’uomo adulto i muscoli arrivano a rappresentare fino al 40% circa del peso corporeo     totaleSi fa inoltre notare, come i muscoli scheletrici sono organi di varia forma e volume, con parti carnose di colore rosso più o meno intenso e parti tendinee di colore bianco splendente. Riguardo alla forma invece, si vedrà come a seconda della prevalenza di uno o due diametri sugli altri, si distinguono:

  • muscoli lunghi 
  • muscoli larghi 

Il volume proprio di ciascuno dei 374 muscoli è, comunque, molto variabile in funzione dell’età, del sesso, della costituzione, dell’attività di lavoro o sportiva. Dallo sviluppo della parte carnosa, dipende anche la forza contrattile. La massa contrattile, puó essere impiegata totalmente o parzialmente… a seconda dell’effetto di forza Un breve accenno ai criteri funzionali, può essere utile per richiamare dei termini che sicuramente tanti di noi avranno sentito o in sedute di allenamento o magari in televisione (sono sempre alla ribalta infortuni di atleti famosi).

Secondo questi criteri i muscoli si distinguono in:

  • flessori ed estensori
  • adduttori e abduttori
  • pronatori e supinatori
  • rotatori interni ed esterni

 secondo il movimento che la loro contrazione imprime a tutto il corpo o ad un segmento corporeo, sulla “guida” della forma dei capi articolari competenti.

I muscoli si classificano infine, anche in:

  • agonisti
  • antagonisti

secondo che vi sia tra gli uni e gli altri, “concorrenza collaborativa” o “contrasto d’azione”, nel corso del movimento semplice o complesso, che si compie. Nello svolgimento di un movimento, agonisti e antagonisti (per esempio flessori ed estensori) possono risultare “sinergici” nella più perfetta e precisa esecuzione del movimento.Potrà essere interessante un piccolo approfondimento sull’esistenza di fibre muscolari di diverso tipo e differenti proprietà derivanti dalla diversa quantità di mioglobina, una proteina di colore rosso, contenuta nel citoplasma. Si possono descrivere così due tipi di fibre muscolari:

  • le fibre rosse (dette anche fibre lente)
  • le fibre bianche (dette anche fibre veloci) 

Le fibre rosse contengono più mioglobina, che conferisce loro il colore, ma la loro peculiarità è quella di avere una contrazione lenta e duratura. Le fibre bianche invece, sono povere di mioglobina ed hanno una contrazione più veloce e meno duratura.Tra le due situazioni estreme, esistono naturalmnte dei livelli intermedi. (fibre rosa) Anche quando l’organismo è in condizioni di riposo, alcune unità motorie in modo alterno sono in stato di contrazione, e determinano quello che viene indicato come tono muscolare. Nei muscoli, cioè, sussiste uno stato di tensione che è responsabile del mantenimento della postura. Ciascuna parte del corpo segnala continuamente al sistema nervoso centrale il proprio stato attraverso recettori sensoriali detti propriocettori; il sistema nervoso, a sua volta, invia ai muscoli, attraverso i motoneuroni, gli impulsi di risposta che determinano il mantenimento del tono. Le fibre muscolari striate sono classificate in fibre a contrazione lenta (I tipo) e veloce (II tipo). Le fibre di I tipo sono responsabili del tono muscolare; esse presentano un colore più scuro per la ricchezza di mioglobina, si contraggono più lentamente e hanno una resistenza maggiore all'esaurimento; quelle di II tipo, invece, sono più chiare, producono scatti potenti ed esauriscono l'energia rapidamente.

La maggior parte dei muscoli scheletrici è composta da fibre di entrambi i tipi. I muscoli lisci, quali quelli che delimitano le pareti del tubo digerente e dei vasi sanguigni, sono in grado di compiere contrazioni solitamente lente. Il potenziamento dell’uno o dell’altro tipo di fibre muscolari attraverso uno specifico allenamento permette lo sviluppo di qualità fisiche come la resistenza, l’elasticità muscolare, la velocità. La contrazione muscolare richiede energia. Questa viene fornita alle fibre dall’ATP.

Nei muscoli si trovano un particolare composto, la fosfocreatina (CP), che, reagendo con ADP, dà luogo alla produzione di ATP, secondo la reazione: CP + ADP -> creatina + ATP (reazione di Lohmann). Tale reazione avviene in assenza di ossigeno, e non porta alla sintesi di acido lattico, pertanto è di tipo anaerobico alattacido. L’ATP così prodotta fornisce l’energia perché abbia inizio il processo di scissione di un carboidrato che è accumulato nei muscoli, il glicogeno. Dalla reazione di glicogenolisi, che avviene anch’essa senza l’intervento dell’ossigeno, si ottiene glucosio-6-fosfato; questo entra nel processo aerobico di respirazione cellulare e permette la sintesi dell’ATP necessaria a soddisfare le necessità energetiche del muscolo in movimento (metabolismo aerobio).

Quando il muscolo lavora in modo intenso, è possibile che l’ossigeno disponibile non sia sufficiente a fare procedere la reazione di respirazione cellulare; viene allora attuato un processo di fermentazione lattica, che è di tipo anaerobio e quindi non richiede ossigeno, ma meno efficiente dal punto di vista energetico.

Da questo, deriva come sottoprodotto l’acido lattico: il metabolismo del muscolo diviene dunque anaerobico lattacido. Accumulandosi nel muscolo, l’acido lattico determina affaticamento ed esaurimento della capacità di contrazione. Una parte dell’ATP prodotta durante la respirazione cellulare viene impiegata per rigenerare nuovo creatinfosfato a partire dalla creatina che si era formata con la reazione di Lohmann.

 

 MALATTIE DEI MUSCOLI

I muscoli possono essere colpiti da disturbi della contrazione; ad esempio, i crampi sono episodi in cui il muscolo rimane contratto, di natura transitoria oppure sintomatici di più gravi patologie. Uno stato di spasmodica contrazione può insorgere per effetto di alcune sostanze tossiche, come la tossina botulinica.

 Un gruppo di malattie a evoluzione spesso grave è quello delle miopatie, tra le quali la polimiosite, la dermatomiosite, la miopatia miotubulare, e l’ampio gruppo delle distrofie muscolari (tipo Duchenne, tipo Becker, tipo facio-scapolo-omerale, dei cingoli e altre forme). Si tratta di patologie di tipo genetico e a carattere progressivo; determinano cioè lesioni del tessuto muscolare la cui estensione e gravità aumenta gradualmente, con una evoluzione che può essere anche molto lenta. Hanno spesso un carattere progressivo anche le malattie neuromuscolari, patologie a carattere neurologico che solo secondariamente hanno un coinvolgimento muscolare; tra queste, la sclerosi laterale amiotrofica, la miastenia grave, l’atassia di Friedreich, l’atrofia muscolare spinale, l’atrofia spino-cerebellare, la neuropatia di Charcot, varie forme ereditarie di paraplegia spastica. A interessamento muscolare sono anhe alcune malattie metaboliche, come vari tipi di glicogenosi. Anche squilibri ormonali, come quelli derivanti da iperparatiroidismo e ipertiroidismo, possono determinare l’insorgenza di lesioni muscolari.

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